Il mio sussidiario la definiva così.
In effetti, era la sintesi perfetta per presentare questa terra dal paesaggio aspro e dolce, mare che è subito montagna.
E i piatti tipici di carne, anzichè di pesce.
Gli arrosticini, la bruschetta, i maccheroni (e NON spaghetti) alla chitarra..
Una terra di pastori, provata da millenni di fatica, di miseria e di silenzio, capaci di slanci improvvisi.
Gente testarda, dura ma profondamente buona.
Persone disposte al sacrificio, allo strazio di lasciare la propria terra. Non molti ricordano che la maggior parte delle vittime di Marcinelle erano abruzzesi.
Abruzzesi con la “coccia dura”, come me.
Io lo sono per un quarto genetico e caratterialmente per 7/8 e mi fa male vedere questa che è anche la mia terra, la terra dove ho imparato a camminare sulla spiaggia, dove ho flirtato, dove sono uscita per la prima volta senza mamma e papà sotto gli occhi di tutti per una tragedia che ancora continua.
Fino a poco tempo prima del terremoto era una terra dimenticata, sembrava che l’Italia, dalle Marche, passasse direttamente al Molise. Fare le vacanze in Abruzzo non era chic..perchè poi?
Tante parole ma fatti pochi.
Non voglio cercare colpe, nè colpevoli.
Ma partire da ciò che è ancora, oggi. ù
Pensare, non dimenticare affinchè ci si ricordi sempre di questo angolo di mondo dove montagna e mare sono una cosa sola..