25 novembre 2011

25 Novembre - Las hermanas mariposas

"La violenza contro le donne e le ragazze continua con la stessa intensità in ogni continente, Paese e cultura. Questa impone un devastante dazio sulla vita delle donne, sulle loro famiglie e sull’intera società. La maggior parte delle società proibiscono questo genere di violenza – in realtà questa è ancora troppo spesso coperta o tacitamente condonata."
(Ban Ki-Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, 8 marzo 2007).
25 Novembre: si celebra la giornata contro la violenza sulle donne.

Il 25 Novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, le tre sorelle Mirabal (Patria, Maria Teresa e Minerva) furono violentate e uccise perchè in lotta contro una delle tirannie più spietate dell’America Latina, quella di Rafael Leónidas Trujillo.

La militanza politica delle tre sorelle Mariposas (farfalle) era iniziata quando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 ottobre 1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dittatore per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osato sfidarlo apertamente sostenendo le proprie idee politiche.

Quella data segna l’inizio delle rappresaglie contro Minerva e tutta la famiglia Mirabal, con periodi di detenzione in carcere per il padre e la confisca dei beni per la famiglia. Beni prima nazionalizzati e poi incamerati direttamente dal dittatore nei suoi beni privati.
Minerva mostra fin da bambina un carattere forte e indipendente e una grande passione per la lettura, il suo paese e la libertà. Notevole è la sua influenza sulle sorelle, soprattutto sulla più piccola, Maria Teresa, che la prende a modello e cerca di emularla negli studi universitari, iscrivendosi ad Architettura, facoltà che non termina, conquistando soltanto il grado tecnico in Agrimensura.
Maria Teresa segue Minerva giovanissima nella militanza politica, dopo essersi fidanzata a sua volta con un attivista politico, Leandro Guzmàn, amico del marito di Minerva.
Terminati gli studi superiori Minerva chiede ai genitori il permesso di studiare Diritto all’Università ma la madre si oppone: conoscendo le sue idee politiche, teme per la sua incolumità. Per consolarla del diniego il padre le permette di imparare a guidare e le regala un automobile su cui, con grande audacia per i tempi, scorrazza da sola per tutta la provincia.

Nel 1952, all’età di ventisei anni, Minerva riesce a iscriversi all’Università di Santo Domingo, che frequenterà fra divieti e revoche. Dopo la laurea, però, non le viene consentito l’esercizio della professione.
Minerva, unica donna insieme a Dulce Tejada in un gruppo di uomini, il 9 gennaio del 1960 tiene nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro il regime che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria Movimento del 14 giugno e il cui presidente fu suo marito Manolo Tamarez Justo, che sarà poi assassinato nel 1963.
Minerva fu l’anima del movimento «Durante un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittatura non era altro se non l’iperbole del maschilismo, in questo mondo maschilista si erse Minerva per dimostrare fino a che punto ed in quale misura il femminile è una forma di dissidenza». (Dedè Mirabal)

Ben presto nel Movimento 14 giugno, oltre alla giovanissima (quando fu assassinata aveva soltanto venticinque anni) Maria Teresa e al marito, furono coinvolti anche Patria e il marito Pedro Gonzalez.
Patria aveva abbandonato gli studi presso una scuola secondaria cattolica di La Vega (come farà Dedé per badare all’attività familiare) per sposare a sedici anni un agricoltore. Patria è molto religiosa e generosa, allegra e socievole; si definisce “andariega”, girovaga, perché ama molto viaggiare. Madre di quattro figli (ma l’ultimo visse soltanto pochi mesi), non esita ad aderire al movimento per "non permettere che i nostri figli crescano in questo regime corrotto e tirannico".

La loro opera rivoluzionaria è tanto efficace che il Dittatore in una visita a Salcedo esclama: «Ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal».

Nel corso del 1960 Minerva e Maria Teresa vengono incarcerate due volte; la seconda vengono addirittura condannate a cinque anni di lavori forzati per avere attentato alla sicurezza nazionale, ma a causa della cattiva reputazione internazionale di Trujillo dopo l’attentato al presidente venezuelano Betancourt, vengono rilasciate e messe agli arresti domiciliari.
Anche i loro mariti e il marito di Patria, Pedro Gonzalez, vengono imprigionati e torturati.

Trujillo progetta il loro assassinio in modo che sembri un incidente, per non risvegliare le proteste nazionali e internazionali;  il 25 novembre 1960, le sorelle Mirabal, accompagnate dall’autista Rufino de la Cruz, andarono a fare visita ai mariti Manolo e Leandro, trasferiti nel carcere della città di Puerto Plata. Questo fa parte di una trama organizzata dagli agenti del SIM per assassinarle. L'auto sulla quale viaggiavano le tre sorelle e l'autista viene intercettata e i passaggeri costretti a scendere dal veicolo.
Condotti in un luogo appartato in una piantagione di canna da zucchero vengono uccisi a bastonate; i loro corpi vennero poi rimessi nel veicolo sul quale stavano viaggiando che venne fatto precipitare per un dirupo. Una messinscena inutile.

L’assassinio delle sorelle Mirabal provoca una grandissima commozione in tutto il paese, che pure aveva sopportato per trent’anni la sanguinosa dittatura di Trujillo. La terribile notizia si diffonde come polvere, risvegliando coscienze in letargo e suscitando l'indigazione popolare che porterà, nel 1961, all'assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dittatura.

L’unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, Bélgica Adele detta Dedé, ha dedicato la sua vita alla cura dei sei nipoti orfani: Nelson, Noris e Raul, figli di Patria; Minou e Manuelito, figli di Minerva, che avevano perso il padre e la madre, e Jaqueline figlia di Maria Teresa, che non aveva ancora compiuto due anni.
Dedé esorcizzerà il rimorso per essere sopravvissuta alle amatissime sorelle dandosi il compito di custode della loro memoria.
Se volete ulteriormente approfondire la storia delle sorelle Mirabal vi consiglio "Il tempo delle farfalle" di Julia Alvarez - Ed. Giunti.
La commemorazione del 25 Novembre ha origine al primo Incontro Internazionale Femminista, celebrato in Colombia, nell’anno 1980.
Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134, dichiara il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in memoria delle sorelle Mirabal.
 
Una bella, terribile, vecchia storia passata?
No. Purtroppo non è così.

In Italia ogni anno viene uccisa una donna ogni tre giorni. La violenza familiare, per le donne tra i 16 e i 44 anni, in Europa, è la prima causa di morte.
Tuttavia, solo dal 2005, grazie al lavoro svolto da Centri antiviolenza e Case delle donne per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo flagello sociale, si è iniziato a celebrare questa giornata che, negli ultimi anni, ha assunto sempre più importanza.

Il sacrificio e l’impegno coraggioso di queste tre donne deve essere ricordato come esempio di vita dedita alla difesa dell’ideale democratico e come simbolo della lotta contro la violenza alle donne: una piaga dalle mille sfaccettature, un nemico subdolo e pericoloso che si nasconde ancora nella nostra quotidianità e molto spesso difficile da riconoscere.

Anche se molti passi sono stati compiuti il livello d’attenzione su questo tema deve rimanere sempre alto perché la battaglia non è ancora vinta.

La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani.
Ricordiamocelo.