Voi non potete neppure immaginare cosa abbia significato crescere in mezzo ai milanisti.
Passino le elementari, dove i milanisti non esistevano.
Ma alle medie..
26 compagni di classe.
Solo 3 interisti, me compresa.
Anzi, mi correggo! Non interisti. InteristE.
3. Femmine.
Tre fanciulle coraggiose all’inferno.
Esagero?
No di certo. Anzi!
Non sto a tediarvi con gli antefatti.
Sappiate solo che la vostra Sorella preferita ha vissuto, undicenne ed interista, una tortura che neppure il Kgb dei tempi d’oro avrebbe mai messo in piedi:
[detto alla Fantozzi] la gita scolastica a milanello.
Si, sono stata in gita scolastica in quel posto.
Roba da perdere quattro strati di pelle per la lebbra.
Ma non è stata tanto la visita in sè, che il posto è pure bello.
E si mangia bene, onestamente, probabilmente retaggio dei pranzi nuziali ivi tenutisi per arrotondare nei tempi di magra.
Il dramma vero fu il lavaggio del cervello tipo “dovete essere grati al grande fratello”.
La migliore fu: “non dite Forza Inter perchè uno mica direbbe viva il bilan se andassimo in gita alla sede dell’Inter”. In primis, per par condicio, portatemici! In secundis, giuro! L’hanno detto davvero!!
Ah, poi l’indimenticabile “non ditelo alle altre classi che sennò ci rimangono male”. Per la serie: voi siete dei privilegiati.
Ma privilegiati de che?
Fatemi capire.. Mi portate in gita in un luogo del quale non me ne frega niente, a vedere una squadra della quale mi importa meno di zero se non per gli autografi rivenduti a caro prezzo e dovrei pure esservene grata?
E una fetta di culo?
No?
Ci fosse stato almeno maldini che era bello da vedere (questo prima dell’avvento di Nicolino Berti, il mio grande amore). No, maldini era in nazionale. E allora, andate a cagare!
Cazzo ci sono venuta a fare?
E la chiusura finale: gadget e poster a volontà.
Quelli, regalati. Perchè in fondo sono una buona.
Risultato: ho iniziato a presentarmi a scuola con la sciarpa dell’Inter.
Perchè bisogna ribadire le differenze.
Si, ok, non era questa ma giusto per rendere l'idea |
Anzichè convertirmi hanno rafforzato la mia fede di bambina molto poco incline a conformarsi alla massa, già allora cattiva, intellettuale, brava a scuola senza sprecarsi troppo e sarcastica come poche.
Odiosa, in una parola.
Grazie al cielo, ci hanno risparmiato l’esecuzione dell’inno in pullman: ma solo perchè Tony Renis non lo aveva ancora scritto. Credo che l’insegnante di musica avrebbe goduto come un riccio nel farcelo cantare accompagnandoci al pianoforte.
Beh, le è andata male.
Comunque, l’ho rivista dopo XX anni: non sono andata a salutarla.
Certe cose non si dimenticano.
Mai.