15 maggio 2013

Dall'untore mi guardi Iddio (che nel caso ungo io)

Come sapete, il "due pesi e due misure" in Italia è modissima (cit.).
Oggi vi proporrei un pezzo del mio amante segreto, aldosirenio.
Siccome pensa (e scrive) esattamente quello che è la mia opinione, perchè sforzarmi?

Ve lo propongo, in tutto il suo splendore.

In questi ultimi due giorni, solo in due giorni e non più, due diversi fatti hanno dato conferma a una teoria che ho fatto mia e che cerco di portare avanti da tempo: si può criticare e fare tutto il moralismo che si vuole nel calcio, ma non toccate la Juve. Ché poi i tifosi riempiono l'aria (e la rete) di petizioni, di “Io non compro XX” (metteteci un nome a caso di chi abbia osato criticarli), e anche il club e i suoi giocatori rispondono risentiti.


Fatto numero uno: come ben sapete, domenica la partita tra Milan e Roma è stata sospesa qualche minuto per i “buu” razzisti a Mario Balotelli. Tralasciando il fatto che glieli facevano anche nel 2009 e 2010 quando era all'Inter, ma allora era colpa sua che era un ragazzino sbruffone e maleducato, ieri abbiamo assistito ad alcune dichiarazioni. Prima Abete, poi Blatter, in sostanza hanno fatto capire di non essere per niente soddisfatti del fatto che dal Giudice Sportivo Tosel sia arrivata solo una multa per l'AS Roma. Ma benedetti ragazzi, dove eravate quando la Juventus riceveva l'ennesima sanzione e l'ennesima diffida contro il Milan per i cori a Boateng (Balotelli era squalificato)? Eppure nessuna crociata, nessuna richiesta di squalifica, solo 30.000 euro e né Abete, né Blatter si sono sentiti in dovere di rimbrottare il mitico Tosel. Il primo ha forse 444,5 milioni di motivi per soprassedere (basti vedere le acrobazie dialettiche per non criticare la scelta del numero 31 nei festeggiamenti juventini), e per tutti meglio non svegliare il can che dorme e i milioni di tifosi che potrebbero lamentarsi.

Il secondo è avvenuto oggi: per farla breve, se Hellas Verona ed Empoli pareggiano sabato ottengono entrambi il proprio obiettivo (promozione diretta in A i primi, play-off i secondi), e i bookmakers hanno sospeso le puntate sul match. Apriti cielo! È partita la strabordante campagna di indignazione sul fatto che queste cose succedono solo in Italia (ed è in parte vero: sabato scorso le tre che lottano per restare in Bundesliga hanno perso con avversari privi di obiettivi) e soprattutto che non si fa nulla per combattere il fenomeno. Tutto giusto e tutto bene, solo che siamo quel paese e quella federazione che ha come capitano della Nazionale un signore che non più tardi di un anno fa disse: «Chi conosce il calcio e lo vive giorno dopo giorno sa cosa succede. In alcuni casi si dice meglio due feriti che un morto.» Lo disse in un momento particolare, alla vigilia degli Europei (in cui passamo il turno perché la Spagna NON si comportò nel modo teorizzato da Buffon), con lo scandalo scommesse e la polemica per le sue scommesse personali a Parma.

La frase di Buffon, una delle tante discutibili, riassume perfettamente i dubbi (le certezze?) dei bookmakers su Verona ed Empoli. Oggi tutti si stracciano le vesti, ma allora qualcuno gli ha tolto la fascia di capitano? Lo ha forse criticato? No, con una formula ormai a tutti nota ci si è nascosti dietro la magistratura (“Non è nemmeno indagato”) per non prendere provvedimenti. Come se l'etica fosse una parola desueta, da tirar fuori a piacimento solo quando non sono tirati in ballo i soliti noti, quelli dei 31 scudetti. Ché altrimenti, poveri piccoli, si arrabbiano.

Il tutto mentre ieri una buona notizia, l'Italia Under 17 che ha conquistato la finale europea di categoria per la prima volta, è passato sotto silenzio. Cinque undicesimi di formazione erano interisti: come disse il politico che ci ha lasciato da poco, “A pensar male si fa peccato, ma molto spesso si azzecca.”