11 ottobre 2016

L'assegnazione che non c'è: quando la disinformazione regna sovrana

E ci risiamo!
Levano (sacrosantamente) gli scudetti a siena e riparte la patetica polemica della gobbaglia.

Torniamo un attimo indietro: Deo gratias, il tribunale federale della Fip ha disposto nei confronti della mens sana siena la revoca degli scudetti relativi alle stagioni sportive 2011-2012 e 2012-2013, delle Coppe Italia 2012 e 2013 e della Supercoppa 2013.
I giudici federali hanno così accolto le richieste della procura, che aveva sollecitato tali provvedimenti nel processo sportivo avviato nei confronti della dirigenza del club, accusata di ricettazione, associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e bancarotta fraudolenta.

Tra l’altro, e qui la cosa fa riderissimo, sono passate in cavalleria le telefonate di minucci agli arbitri (vi ricorda niente?), archiviate dal procuratore federale alabiso, il cui sosia è stato visto in finale scudetto 2013 esultare come un ultrà nel parterre, a siena. Ma appunto, un sosia!

Altra cosa divertentissima: il comunicato senese: “Non esiste, in ogni caso, nesso causale tra i fatti contestati dalla Procura e l’esito dei campionati. I titoli sono stati correttamente e faticosamente conquistati sul campo, grazie sia al sostegno e alla passione dei tifosi, che all’impegno dei giocatori che hanno profuso energie e dato spettacolo in campo con qualità individuali e di squadra che sono state unanimemente riconosciute, recentemente anche dal Presidente della principale rivale di quegli anni.”.

No certo, non esiste nessun nesso causale tra l’avere pagato in nero giocatori che in condizioni normali non avresti mai potuto schierare e le vittorie conquistate da questi ultimi. Pagando le tasse, non te li saresti potuti permettere. A casa mia, questo equivale al doping. Né più, né meno.

Ma chiariti i fatti, torniamo agli amici di tuttosport che ci raccontano come (cito più o meno): gli scudetti si revocano e non vengono assegnati; unica eccezione l’Inter nel 2006, con una bellissima foto del consulente degli agnelli Guido Rossi a fare da contorno.

Ora, io capisco che la disperazione porti a tutto pur di mantenere lo zoccolo duro di lettori evidentemente privi di un qualsiasi neurone funzionante ma credo che a tutto ci sia ul limite. Un limite dato dalla professionalità. Chi afferma una cosa simile ha due possibilità: ignora i fatti e questo è gravissimo per chi, di mestiere, fa INFORMAZIONE o sa perfettamente come sono andate le cose ma, in totale malafede, decide di vendere una “verità” diversa per allisciarsi un pubblico che non vuole vedersi sbattere in faccia la verità ma cullato nella menzogna del copia ed incolla rosikamaaloxpreskritti.

E quindi mi son detta: Baderla, qui ti tocca provare a spiegare la cosa, almeno a certi interisti che vanno dietro a questi deliri. Partiamo da un punto: lo scudetto REVOCATO non è quello del 2006 ma quello del 2005, come da albo d’oro della federazione. Scudetto revocato e NON ASSEGNATO a nessuno, come troppi fingono di non sapere.
Infatti, secondo l art. 13, comma 1, lettera i del Codice di Giustizia Sportiva, se la sanzione viene comminata quando è già in pieno svolgimento la stagione agonistica successiva, è necessariamente una sanzione a sé stante, che non comporta la riformulazione della classifica del campionato relativo, dato che tale classifica ha già spiegato compiutamente tutti i suoi effetti sulla stagione successiva, in particolare per le retrocessioni e per la partecipazione alle competizioni UEFA.

Leggete bene: partecipazione alle competizioni UEFA. 

Ecco perché cambia, e parecchio, il discorso del 2006.

Partiamo da questo innegabile postulato: nessuno ha assegnato lo scudetto all'Inter.


Vediamo cosa accadeva in quei giorni.
Era terminato il campionato e la UEFA necessitava di una classifica per formalizzare l’iscrizione delle squadre italiane alle coppe. Serviva una classifica.
E cosa accadde alla classifica? Semplice: fu riformulata sulla base delle penalizzazioni inflitte come sanzione disciplinare a carico di alcune società, secondo quanto disposto art. 13, comma 1, lettera f. del CGS.
Tutto qui.

A questo punto, entra in gioco l’art.49 delle NOIF che così recita:
1. I Campionati delle diverse categorie, demandati alla organizzazione delle Leghe, sono regolati secondo il seguente ordinamento:
a) Lega Nazionale Professionisti Serie A: Girone unico di 20 squadre. Serie B: Girone unico di 22 squadre. La squadra prima classificata della Serie A è proclamata vincente del Campionato ed acquisisce il titolo di Campione d'Italia.


In nessun punto del regolamento viene fatta una distinzione tra l’ipotesi in cui la posizione in classifica sia ottenuta esclusivamente sul campo e l’ipotesi in cui venga acquisita a seguito di sanzioni penalizzanti la classifica propria o di altre squadre.

Prima che spacchiate la minchia con la proclamazione vi stoppo ricordandovi che la FIGC NON EMETTE MAI alcun atto formale di proclamazione del vincitore del campionato di Serie A e di assegnazione del titolo di campione d’Italia.


Questo, quindi, conferma l’interpretazione secondo la quale, nella formulazione dell’art. 49 delle NOIF, l’uso del termine “acquisisce” fa discendere automaticamente l’acquisizione del titolo di campione d’Italia dal primo posto nella classifica della Serie A.

Cosa ne deduciamo, almeno noi che abbiamo due neuroni funzionanti?
Semplice!

Nessuno scudetto è stato ASSEGNATO.
L’Inter ha vinto in virtù della nuova classifica, modificata in seguito alle penalizzazioni inflitte alle squadre implicate in calciopoli. Punto.
Nessun atto, nessuna assegnazione: niente di niente. Anzi, in assenza di una apposita delibera federale di NON assegnazione, il primo posto in classifica automaticamente dà il diritto di fregiarsi del titolo di Campione d’Italia.

Di che cazzo parliamo, esattamente?